MONDO PICCOLO
Di Maria Elisa Ranghetti.
Mondo Piccolo è una favola vera, creata dalla penna benedetta di Guareschi, diventata volto umano con Gino Cervi e Fernadel.
Sono cresciuta guardando i film assieme ai miei genitori, nati in quelle realtà contadine del secondo dopoguerra di altre zone del nord d’Italia. Da adulta ho letto e riletto i testi trovandoli di rara bellezza.
Più volte ho visitato Brescello per immergermi in quei luoghi, gustarne i sapori, ascoltarne le voci.
Camminando per quelle strade, se si tende bene l’orecchio, s’odono le voci di don Camillo e Peppone, avversari che si prendono a sberle o si affrontano a suon d’ironia, capaci di custodire un’amicizia carica di umanità.
Mondo Piccolo è un pezzo di Storia italiana.
Girare per il paesello mi ha riportata indietro col tempo, a quelle immagini in bianco e nero.
Brescello, per me, merita di essere ritratta così ancor oggi: per questo scelgo di inviare due immagini in bianco e nero che ho realizzato nel 2020 quando sono venuta lì per l’ultima volta.
Una è la foto della stazione, l’ingresso a quel mondo fatto di Crocefissi parlanti, di Giselle messe in ridicolo, di comunisti pronti a battersi per la giustizia sociale -se occorre impallinando preti panzer che diventano Monsignore-.
Le favole del secondo dopoguerra sono favole in bianco e nero che brillano di colori umani, raccontate presso le rive di un fiume e raccolte da abili narratori.
Guareschi è riuscito laddove pochissimi hanno potuto: rendere universale un piccolo mondo di provincia, quando spesso, invece, si leggono storie di grandi città corrose dal provincialismo.
Dalla stazione alla campana Sputnik, dal Cristo dell’altar maggiore al balcone del comune.
È tutto lì, in pochi chilometri, dove camminando si raggiunge il grande fiume con ormeggiate delle barche -che ho immortalato in un altro scatto- passando per lo svincolo dove s’incontra la Madonnina.
Viene da ringraziare per quest’Italia dove ancora si possono vivere di persona delle favole vere: quel mondo aveva mezzi economici molto più ridotti di quelli attuali, viveva talvolta la fame nera, ma era sostenuto da una fede autentica che generava felicità.
Spero di concedermi al più presto un nuovo tuffo nelle acque del grande fiume, fosse anche solo metaforico.