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Anni 50: Due giovani comparse

Da qualche tempo in paese c’è una bella confusione. Sono arrivati i “cinèr”, quelli del cinema, che vogliono girare un film, e così io e il mio amico Mario siamo andati a dare un’occhiata e abbiamo visto un cartello attaccato a un negozio che di solito è vuoto, con la scritta “COMPARSE”. Io e Mario ci siamo guardati: cosa saranno mai le comparse? Allora abbiamo chiesto a un signore che era dentro al negozio e lui ci ha detto: “le comparse sono persone che non sono attori ma che vengono messe nei film per riempire le scene. Sono pagate per questo, sapete?! Volete provare anche voi?”. Mi giro verso Mario per capire cosa dobbiamo rispondere, ma non faccio in tempo: lui ha già detto sì! Il signore ci dice che dovremo farci trovare lì domani mattina molto presto e ci diranno se andiamo bene. Dico a Mario che forse prima di dire di sì dovremmo chiedere ai nostri genitori il permesso, visto che abbiamo dieci anni…

Il mattino dopo ci troviamo davanti al negozio, ma c’è talmente tanta gente che non riusciamo a vedere se c’è il signore di ieri. Ci sono però due uomini vestiti di chiaro, col cappello chiaro, le scarpe chiare e le mani dietro alla schiena, che passano camminando piano fra le persone e dicono “Tu sì!”, oppure “Tu no!”. Mi fanno un po’ paura, sembrano un po’ dei carabinieri, ma quando arrivano a me e Mario, ci sorridono e dicono “Voi due sì!”. Capisco che io e il mio amico siamo stati presi per fare le comparse e io sono contento, soprattutto perché siamo insieme: avessero preso solo me, me ne sarei andato a casa! Ci fanno mettere tutti in piazza, vicini l’uno con l’altro e ci dicono che quando il tal attore farà un segnale preciso, noi dovremo applaudire forte. Oppure, a un altro segnale, dovremo urlare “Viva Peppone!”. Non sembra difficile! Siamo circondati da strane macchine che ci ruotano intorno, una addirittura si alza sopra le nostre teste e io penso che non somigliano per niente al trattore che usa mio papà nei campi, ma Mario mi dice di stare tranquillo, che quelle sono cineprese che riprendono le scene e poi il regista sceglierà quella che gli piace di più e la metterà nel film. “Ma ci pensi? Noi abbiamo dieci anni, fra qualche anno ne avremo anche venti e saremo vecchi, ma nel film noi avremo sempre la stessa età e saremo sempre giovani!”. E mentre penso a questa magia, sento un urlo: “CIAK SI GIRA!”. La mattina passa così, fra un vivapeppone e un ciack e fa molto caldo: siamo in estate e d’estate la piazza di Brescello è più calda di una padella sul fuoco. A un certo punto ci dicono “facciamo una pausa” e io vedo sotto al portico mia mamma con un cestino e dentro c’è pane e salame e una mela. “Per il bere vi arrangiate alla fontana”. Intanto mi guardo un po’ in giro e vedo gli attori seduti ai tavolini del bar e penso che Don Camillo è proprio grande e grosso e Peppone sorride sempre…

E’ stata un’esperienza bellissima e di questo devo ringraziare il mio amico Mario. Ci hanno pagato, alla fine, ed erano tanti soldi e io ero contento perché immaginavo già per cosa li avrei usati. Ma una volta a casa, mia mamma me li ha fatti consegnare e mi ha detto: “Questi li mettiamo nel mucchio per farti studiare”. Ci sono rimasto male, ma mio papà mi ha risposto che quei soldi lì lui ci mette dei giorni e tanta fatica per guadagnarli e allora ho pensato che magari avevano ragione e non ho insistito.

Invece il mio amico Mario se li è tenuti e ha detto che ci comprerà delle biglie, del cioccolato e il biglietto per quando uscirà il film, perché vuole andarsi ad ammirare al cinema!

Marika Bonazzi