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L’incredibile storia della Sputnik

Molti sono i cimeli e i simboli della saga guareschiana di cui si possono narrare storie e aneddoti ma la Sputnik di Peppone è sicuramente quella con la storia più longeva e incredibile.
Partiamo dall’inizio.
Il film “Don Camillo monsignore ma non troppo” narra le vicende del funerale “civile” voluto da Peppone per uno dei “Martiri del 7 luglio”.
Un mix tra realtà e finzione.
La strage di Reggio Emilia è un fatto di sangue avvenuto il 7 luglio 1960 nel corso di una manifestazione sindacale durante la quale cinque operai reggiani, i cosiddetti morti di Reggio Emilia, Lauro Farioli, Ovidio Franchi, Emilio Reverberi, Marino Serri e Afro Tondelli, tutti iscritti al PCI, furono uccisi dalle forze dell’ordine.
Gli sceneggiatori del quarto film, come tributo ai caduti, inventarono il fatto che uno degli operai fosse originario di Brescello.
Da li, il sindaco Peppone, volle commemorarlo ma, siccome comunista, il funerale doveva essere civile e senza il rintocco delle campane della chiesa.
Decise quindi di portare in piazza una campana “pagana” per poter comunque tributare i rintocchi al compagno caduto.
La Sputnik appunto.
Le scene che ne seguirono le ricordiamo tutti.
La caduta, il batacchio ecc…
Noi in questo speciale vogliamo soffermarci sulla storia che, da li in poi, ha contraddistinto la famosa campana.
Costruita in cartapesta per esigenze di scena da un artigiano di Cinecittà, fu portata a Brescello per le riprese del film.
C’è chi dice addirittura che le campane portate a Brescello furono 3, identiche, dato che la scena della caduta avrebbe potuto rovinare la prima e fermare quindi le riprese.
Era il 1960.
La produzione lasciò a Brescello molti oggetti di scena finite le riprese dei 5 film.
Da li la campana rimase abbandonata in un deposito comunale fino al 1986, anno in cui, alcuni volontari brescellesi, la custodirono e restaurarono.
Dopo il restauro fu appesa sotto i portici di Via Giglioli a Brescello, poco distante da Piazza Matteotti, dove la si può ammirare tutt’ora.
Finita qui dite voi?
No.
La storia della Sputnik continua negli anni successivi, e fino ai giorni nostri, perchè venne più volte imbratta in segno di protesta e più volte ripristinata, creando scalpore sui giornali e riportando alla ribalta Brescello e la “sua” campana.
L’ultimo imbruttimento risale a Gennaio 2020 ( alleghiamo vari articoli di giornale).
Nel maggio del 2018 la campana tornò con tutto il suo splendore nella sua posizione originaria, davanti al Comune di Brescello, per l’evento “Il Ritorno della Sputnik” dove alcuni attori ricrearono la celebre scena della caduta senza il batacchio.
Oggi la potete vedere sempre in Via Giglioli, ma immaginiamo che farà ancora parlare di se!